
Giovane band che arriva da Austin capitanata da 
Jeremy Miller, new country e Red Dirt pronto e impacchettato per le charts (il paese e a scelta!) 
Way Too Fast è un dischetto leggero leggero prodotto da Keith Davis, niente di sofisticato perché quello che ci viene sciorinato e l’ennesimo infelice rimpiattino amoroso sorretto da quanche schitarrata ma poverissimo di spunti. Va bene non è noioso, ma l’opaco scenario country si sgonfia dopo un paio di canzoni grosso modo godibili se non proprio dalla title-track, almeno da 
Take a Look ma con 
Sorry tutto si sgonfia e appassisce in fretta e furia, tanto per restare in linea con 
Way Too Fast. 
Così tutto si intasa e si inceppa continuamente già nelle battute iniziali, ben prima che la luce del Texas illumini la 
Jeremy Miller Band e oscuri le smancierie lacrimose di 
Lil Bit e soprattutto di 
Cry –lacrime, lacrime, solo lacrime- per una lettera zuccherosa ad avallare la ridicola promessa dell’amore eterno. Problemi di droga e alcol aprono qualche spiraglio di vita al suono, e tocca al whiskey tirare su 
Life I Lead ma il sound grezzo texano lo tirano fuori solo nel finale da 
Reckless e 
Getting Away che andrebbero smussate, ma almeno così la Jeremy Miller Band dimostra di saper suonare e di saper scuotere con la trascinante e chitarristica 
No More (Sonny Bihl stavolta si imegna come si deve!). 
Un sussulto molto interessante, una manata alla nauseante abitudine casalinga descritta pocanzi, contro i perversi meccanismi del borghesemente corretto, ed insieme alla ballata conclusiva di 
17 Wheels mostrano la luce che dovrebbe seguire la Jeremy Miller Band, per un futuro meno commerciale e con qualche straccio di storia e melodia.