
Il leader dei The Heelers registra nel corso del 2007 nel suo peregrinare per il Texas le canzoni di quello che poi sarebbe diventato il suo debutto solista nel tardo 2008, un disco che ha preso consistenza nel momento in cui ha deciso di fermarsi a Denton, più per bisogno di contanti che per una particolare ispirazione, di quelle che catturano i songwriters all’improvviso. Una cittadina dove ha trovato Martin Brest -leader dei The Drams/ex Slobborbone- che lo ha aiutato ad autogestire 
Half Empty: rock stradaiolo e ballate introspettive che dominano una dimensione di discreto schiacciamento, che è forse è il lato peggiore della mediocrità, quella che impersonano i loosers per cui simpatizza 
Isaac Hoskins. 
Bella voce e un buon ritmo solcano 
Better Things to Do ma il primo acuto lo spara nella splendida 
Hitchhikin', un roots-bluesy strascicato e avvolgente, un concentrato di disancanto ironico e languida romanticheria tra alcol e boots, dal Tennessee al Texas, un viaggio surreale proprio perché iperreale come il titolo della canzone (o è il contrario?) resta comunque una perla elettro-acustica (sulla stessa rotta ci si infila la divertente e festosa 
Mississippi Blackjack) ma il ragazzo sa anche scrivere e 
Concrete Life è una scelta di vita, quella di raccontare la normalità del quotidiano, famiglia e amore per i figli, nessun desiderio di fuga perchè quelle strade concentriche che percorrono ogni giorno i suoi personaggi li portano sempre negli stessi posti, sempre a contatto con gli stessi volti. 
Quando imbraccia la telecaster punge a dovere, 
Load Up That .45 è un rock splendido ma si nota ancora una volta che 
Isaac Hoskins si tiene alla larga dal licenziare una collezione di facili bozzetti e lascia emergere una realtà sociale anche complessa, notturna e bagnata nel whiskey quella della dolce disamina di 
In Case You Might Forget, ballata molto toccante come 
Waitin' On the Wind, dove stavolta dominano il piano e violino tra solitudine e amicizia e con la fisa di 
When You Fall si può tranquillamente concludere che a volte la musica riesce a dire delle ovvietà in modo originale. Si torna a roccare con 
I Got What You Need, una spanna in più la sublime 
White Trash Cocaine prima di chiudere con un paio di ballate 
I Gotta Prove e 
Half Empty. Un disco che gasa abbastanza, il termine banale è quanto mai oscuro, tutto è al posto giusto, ogni calcolo è corretto. 
Isaac Hoskins ci ha preso in pieno!