 Todd Snider
Todd Snider è un simpaticone con uno spiccato senso dello humor, quello che è mancato all’amministrazione Bush protagonista negli ultimi anni delle sue liriche. Una scrittura che lo ha talmente assorbito da arrivare al fatidico sdoppiamento (tipico degli scrittori) con la sensazione dai suoi ultimi dischi/Ep di avere a che fare con la sua immagine più folkie. Insomnma un godimento intagliato più nella scrittura che nella musica che rende piuttosto paradossali i suoi ultimi lavori, da 
Peace Queer del 2008 a quest’ultimo 
The Excitement Plan. 
Adottato da Nashville il suo ottavo lavoro è un viaggio politico/economico intagliato nelle note, popolato come al solito da storie di vita scritte e incise in un pomeriggio, chitarra acustica e voce con pochi altri strumenti strappando un sorriso nell’iniziale 
Slime Chance con l’immancabile armonica (("
I keep living in the lap of poverty/She makes me feel like I've won the lottery") poi si siede al piano come farebbe Randy Newman nella dolce 
Greencastle Blues e si mette alla ricerca dell’anima (“
How do you know when it’s too late?”) ripete nel refrain mentre compare la slide in sottofondo. Per il resto, troviamo uno dei tanti ritratti di vita a cielo aperto a lingua sciolta, apologia dell'orgoglio etilico in 
The last laugh, dell’LSD in 
America’s Favorite Pastime, polizia e misfatti in 
Unorganized Crime, folk-bluesy che puntano su alcune situazioni ‘divertenti’ ma senza grosso mordente. 
Ci aggiunge l’armonica ma stavolta con un pizzico di ottimismo nella piacevole 
Doll Face e per decantare della guerra in 
Bring ‘Em Home, tra i brani migliori, roots avvolgente legato ad una rinascita per un’ideale d'innocenza che non è più possibile. Restiamo sul podio con la splendida ballata malinconica di 
Corpus Christi Bay e 
Todd Snider qui si muove con agilità tra le strade che si affacciano lungo il Golfo del Mexico, intercettando di volta in volta sguardi, solitudini, fermandosi per seguirli da vicino. 
Resta il terzo gradino che viene occupato a pari merito da un terzetto composto dai loosers romantici di 
Barefoot Champagne, ed il pianoforte diviene protagonista insieme alla chitarra, all’armonica di 
Money compliements publicity (song number ten), e alla voce di Loretta Lynn in 
Don’t tempt me, swing targato anni 60. Così con delicata fermezza, senza invadere il quotidiano con facili moralismi o ambizioni da analisi psico-sociale, piazza la simpatica 
Good Fortune e chiude 
The Excitement Plan, un disco che anche se non brilla poi tanto, in compenso è sufficientemente arguto da convincerti a non spegnere il cervello.