
Al secondo disco gli 
Spur 503 continuano a percorrere i sentieri dell’Old West, le ballate veraci sono immerse nel suono del violino mentre l’hard country la fa da padrona, è questo lo scenario che vi attende mentre vengono descritte stralci di una relazione andata a male chiedendo a qualche leggenda country il modo più genuino per renderle intriganti e pastose mentre la stradina chiamata appunto Spur 503 entra nel cuore della country music. 
Polvere che si solleva quando il mix agreste si addentra tra il western swing e il vigore dei richiami southern, la sezione ritmica è sempre gagliarda sebbene il violino non molli mai la presa e non è proprio ciò che amano le radio station, ma di sicuro i bar-room son contenti di averli la sera a suonare. Hanno esordito nel 2005 con 
I’m Ready sotto la produzione di 
Gary P. Nunn con il quale duettano nel country style dell’alcolica 
Raisin’ the Bar che da il titolo a questo nuovo disco che non concede proprio nulla al commerciale e mostra una freschezza e un vigore tipicamente texano, fatto di divertimento sulla scia dei fantasmi dei fuorilegge che marcano quella linea di confine con lo spirito da rock band da una parte e la lezione di Willie Nelson dall’altra, seppur bazzicano ai confine dell’Oklahoma non amano mettere i paletti di confine, e come aggiunge il bassista sul loro stile “
They’re growing closer every day. It’s been a natural morph. Spur 503 is where Red Dirt and Texas Country meet.” 
Raisin’ the Bar è il punto d’intersezione dei loro stili musicali, Chyance Cody alla voce e Josh Long al violino riescono a trovare i tempi giusti tra le classiche ballate targate Lone Star da 
Call Me Tonight ad 
All I Can Do affilando la slide da 
On My Own più rootsy sposando l’elettrico e restando con i piedi nel rock texano, 
We’ll Be Fine è deliziosa allo stesso modo dei racconti malinconici targati old west di una splendida 
Hair Trigger Colt. 44. 
Country dannatamente pimpante in una trascinante 
Out of This Place, riff che spezzano la quiete e violini suggestivi in un brano di spessore e mantengono alta la qualità tra roots più dolci come 
It’s All my Fault e 
It Meant Something to Me illuminati sempre dalla telecaster e digressioni hard country e roots incantevoli, 
Now I Lay Me Down to Sleep e 
I’ll Be Gone sono a dir poco meravigliose, lasciando in chiusura una piccola perla di ballata davvero struggente come 
One of These Days. E quei  riff incantevoli continueranno ad illuminare la strada degli 
Spur 503 a lungo, ed è un bene per la Texas Music.