 Wade Bowen
Wade Bowen è cambiato, il furore rozzo e ruspante che avvolgeva lui e i West 84 degli esordi sembra oramai essere stato accantonato definitivamente (a vederlo in quel di Houston lo scorso Ottobre, impomatato, preoccupato di piacere alle ragazzine a scapito del sano roots-rock di anni addietro, mi ha lasciato con l’amaro in bocca… sigh!!!). 
Questo ultimo disco prodotto da J.R. Rodriguez è sì differente dall’ultimo Lost Hotel, che aveva mostrato grosse falle e tentennamenti in una ricerca di una nuova direzione, anche di vita, quindi dal nativo di Waco ci si aspettava qualcosa di diverso dall’abbracciare il lato country più commerciale e dolciastro che invece è confluito in 
If We Ever Make it Home, un disco che fa rimpiangere le vecchie scorribande degli esordi. 
Ma si sa con gli anni si cresce, accadono tante cose e nella scrittura di Wade Bowen si trovano anche le risposte:  i testi abbracciano la sua vita, momenti non molto felici che hanno condizionato gli ultimi anni e canzoni come 
Turn On the Light sulla depressione post-parto che ha colpito la moglie, non possono che segnare il suo modo di cantare e pensare alla musica, lui che è stato sempre attento agli umori e alle storie che gli ruotano attorno. 
L’amore, le donne, i sentimenti li ritroviamo nelle sue liriche, anche le chitarre a volte stridono ma il modo di cantare è un altro, il genere è diverso: 
You Had Me at my Best che apre le danze porta con se rif leggeri non disprezzabili ma il contorno è da mainstream alla Nashville, la title-track è da censurare… pop e country zuccheroso, l’attacco di 
Nobody’s Fool fa rabbrividire, forse in 
Ghost in this Town, 
Trouble, 
Somewhere Beautiful qualcosa forse si riesce a salvare, forse… 
Ma è difficile, allora proviamo con le ballate: prendiamo 
Why Makes Perfect Sense e 
From Bad to Good e lasciamo perdere dopo una ventina di secondi. 
Missing You, è una cover, ecco spiegato perché ha un filo di interesse. Quando prende i versi di cantanti che lui ama (che noi tutti amiamo), Chris Knight che la canta con lui, scrive e interpreta degnamente una canzone, parlo di 
Daddy and the Devil, sarà stata la vicinanza di Chris a ricordargli di essere stato un bravo roots-rocker. 
Se ci aggiungiamo la fisa di 
Into the Arms of You, qualcosina da salvare lo si trova, ma sembra davvero troppo poco. 
Wade Bowen si è perso, qualcuno lo riporti a casa…