
Quinto album per 
Brandon Rhyder il primo da studio negli ultimi tre anni, si affida alla produzione di Radney Foster (oramai ci ha preso gusto...) per un disco pieno di emozioni, di conflitti che mostrano il lato introspettivo di Brandon in una collezione di ballate elettriche che si fondono tra il country e l’anima da puro songwriter. 
Every Night sembra volerci indicare una nuova direzione dove incamminarci, lungo quale sembra trovarsi a suo agio e anche se sono solo cinque i brani da lui scritti, il resto lo ha diviso con altri artisti tra cui anche Jon Randall, i testi restano il suo punto fermo, sempre incisivi e consistenti, come d’altronde ci ha abituato da tempo, basta citare 
Conviction, e come riprova la scelta del suo primo singolo, la trascinante 
This Ain’t It che impazza nelle radio, porta in primo piano aspetti reali di una relazione, restando lontano dai luoghi comuni, canzone co-scritta con Liz Rose, una delle tante firme di questo disco. 
Apre il disco riprendendo una canzone incisa sul suo primo lavoro 
Because She Loves Me del 2001, 
Have I Waited too Long, credo la sua preferita perchè non manca mai nei suoi concerti, la canta in una nuova versione ed è un brano di pura bellezza, un rock arioso che Rhyder interpreta in modo impeccabile con lo stesso pathos e trasporto delle sue esibizioni live, dopotutto un suono che conosciamo, ma si allinea al nuovo di 
Fingers to the Bone melodramma servito questa volta sullo stridere delle chitarre, rock disinvolto che fa coppia con l’elettrica 
She couldn’t Lie Anymore e il piano che compare nella meravigliosa 
Old Red Door, storia di vecchi amici che insieme decidono di trascorrere una serata un po’ movimentata, tra alcol, americana e storie di strada. 
Il fascino avvolge anche brani come 
Let’s don’t go Down that Road, gran saggio delle qualità interpretative di Brandon, e lungo quelle strade si muove l’intero 
Every Night, un lungo viaggio tra amici, famiglia, l’infedeltà, la partenza, il restare, la felicità e canzoni semplicemente che trattano d’amore come le dolci 
Again e 
Happy ever After, quest’ultima pronta a candidarsi per diventare la prima scelta alle feste di matrimonio, sì un viaggio d’amore ma con la promessa di combattere per mantenere quella felicità. Ecco la penna di Foster nei versi della piacevole 
When You Wake Up nel ricordo di è scomparso con un feeling particolare intorno a New York, Dallas, Boulder e Phoenix. 
Il viaggio di 
Every Night si chiude con la bella 
It’s What I Do, la grazia della brillante 
Every Night un manuale sulla vita di relazione e con Brandon che canta “
He needs to be wild like the man that he is” mentre la fisa avvolge la struggente 
Cowboy’s Work. Un gran interprete, un gran songwriter, un gran disco.