
Due anni dopo il piacevole 
Adequate Desire e l'ep sperimentale 
Frank Slade's 29th Dream del 1995 con la title-track che non è altro che un concerto di 38 minuti, una sorta di Proust messo a diretto contatto con i Velvet Underground sound (the death dream of a soldier). Questo disco 
Day, invece è un concept album magistralmente arrangiato dove alle chitarre elettriche si fa spazio alle tonalità morbide della tromba, alle tastiere e al il violino di Susan Voelz. 
Il ciclo di canzoni hanno tutte la stessa simmetria, iniziando con il ritratto della meravigliosa 
Los Angeles, una canzone che da sola vale il disco con quella forte matrice rock a renderla irresistibile, e terminando con il ritratto apocalittico di 
Las Vegas, tra storie dell'orrore come in 
Their first Murder and Ghosts resa ancora più tersa da una tromba dal classico refrain da noir francese alla Jean Pierre Melville. 
Un violino cadenza le note di 
The Ache for fame, cupa anche grazie alla voce di Hall che batte il tempo a cicli ripetuti e costanti: una canzone che non ti aspetti ma affascinante. Un album particolare che ha molte frecce al suo arco e che euqmente distribuisce tra rock chitarristico (
One was coming my way, one was going the other way) e melodie tenui particolari a volte spiazzanti (
Red River o la bluesy 
Sweet Train), ma coraggiose e per niente brutte. Un disco decisamente positivo e interessante.