
Ecco un disco veramente sorprendente, uno di quelli che ascolti senza particolari aspettative e poi te lo ritrovi ancora fra i piedi a fine anno quando devi scegliere i dieci migliori dell'anno. Non sto esagerando: 
Hayes Carll, ventottenne texano di Houston, è un vero talento, un musicista di prima scelta, e 
Little Rock è il classico disco che non ti aspetti. Non è il suo esordio, nel 2002 ha pubblicato il debutto intitolato 
Flowers & Liquor, ma questo è indubbiamente il disco che farà parlare molto di lui, e penso non solo in Texas. Basta guardare alcuni collaboratori di Hayes per farsi un'idea: il produttore è Rs Field, già con Billy Joe Shaver, Sonny Landreth e Allison Moorer (e la Moorer canta anche le backup vocals), ed in due brani Carll è coautore con pezzi da novanta come 
Guy Clark e 
Ray Wylie Hubbard. 
Un piccolo grande disco quindi, tre quarti d'ora di puro heartland rock, tra brani tesi e vibranti e ballate piene di pathos: la lezione è quella di grandi songwriter texani e non, quali Townes Van Zandt, Steve Earle, ma anche Dylan e Mellencamp. Ma, aldilà dei paragoni, questo è un disco di 
Hayes Carll, una collezione di brani di qualità superiore senza un solo momento di stanca. Una piccola grande realtà: Hayes è solo l'ultimo dell'incredibile fucina di talenti che è la provincia americana (anche se Houston non è tanto provincia) produce a getto continuo, e che per la maggior parte rimangono nell'anonimato, regalando però splendidi momenti a noi amanti della vera musica. 
Si parte alla grande con 
Wish I hadn't stayed so long, una delle più belle rock ballad da me sentite negli ultimi tempi: batteria secca, stacchi di chitarra, voce strascicata ma espressiva e melodia di grande presa. 
Take me away è un'altra slow song ricca di sentimento, pochi strumenti elettroacustici, sezione ritmica appena accennata, ma quando arriva alla fine la tentazione di risentirla è grande. Che dire di 
Down the road tonight, un talkin' elettrico eseguito a tempo di rock'n'roll (vi sfido a tenere fermo il piede), o del country d'altri tempi (alla Hank Williams) 
Good Friends, con tanto di coretti e chitarrina anni '50. Magistrale. L'ariosa e vibrante 
Hey baby where you been è un'altra grande canzone, degna di un Tom Petty o di un Todd Snider prima maniera, uno di quei brani da amare al primo ascolto. 
Rivertown (scritta con Clark) è il capolavoro del disco: un racconto emozionante, eseguito in maniera splendida, un brano dalle tonalità western crepuscolari che sembra uscito dalla penna di Van Zandt (ma Clark è sempre stato un grande amico ed estimatore di Townes). 
Pelle d'oca: questo Carll ha dei numeri non da poco, e dischi così sono davvero preziosi. 
Little Rock è puro rock'n'roll, tutto chitarre e birra; la fluida 
Leave here standing è perfetta da sentire su una highway americana (in mancanza della quale può andar bene anche la Milano-Genova); 
Sit in with the band è un honky tonk elettrico alla maniera di Billy Joe Shaver. L'intensa 
Long way home e la divertente 
Chickens (scritta con Hubbard) chiudono in bellezza un disco di pura bellezza.