
Ottima l'idea di ristampare il primo album dei 
Whiskeytown, per il sottoscritto la band più originale ed interessante, assieme a Wilco, del nuovo rock alternativo americano di matrice rootsy. Fautori di un'intrigante e personalissimo incrocio di rock, country e folk, i 
Whiskeytown di 
Ryan Adams con la loro abile miscela di musica da strada e melodie trasognate, di chitarre acide e lap steel rurali si sono ritagliati un posto al sole nell'insurgent country divenendo una sorta di capiscuola del movimento. 
Il merito è soprattutto di 
Ryan Adams, personalità eccessiva e contorta che dal genio e la sregolatezza (sono più di uno i cambiamenti nella line up del gruppo avvenuti per incompatibilità col leader) trae linfa per le proprie canzoni, intense e appassionate, capaci di trasmettere quelle emozioni e quei sentimenti che erano la forza della più pura tradizione country di Hank Williams e Lefty Frizell. Il suo è un country nuovo, che non concede nulla ai cliché, agli stereotipi e alle immagini del sentimentalismo sbrodolone di Nashville, credibile alle nuove generazioni e dall'appeal avvincente. 
Prendete ad esempio 
Excuse Me While I Break My Own Heart Tonight, brano contenuto in 
Strangers Almanac e qui riproposta in una versione alternativa, una canzone che ha la statura dei classici del passato tanto è impregnata di tensione emotiva e di bellezza e che per bocca di Adams diventa una canzone senza barriere e senza età. Nei 
Whiskeytown pulsa un cuore antico ma l'attitudine è quella di chi sta vivendo il proprio tempo senza nostalgie e rimpianti mettendo la tradizione popolare della musica rurale americana a contatto con le chitarre del rock, con le ballate di chi è un vagabondo dell'anima e con la rabbia punk di chi ha smarrito le grandi illusioni dei fratelli ma non per questo ha smesso di sognare. 
Malinconici e veementi, trasognati e crudi, antichi e moderni, gli Whiskeytown hanno già scritto il loro capolavoro, 
Strangers Almanac, un disco capace di rimanere nel lettore molto a lungo, perché ogni volta svela una parte di sé che prima era scivolata via quasi silenziosa. Questo 
Faithless Street (uscito di catalogo troppo velocemente) non è altro che la ristampa del primo album, riaggiornato nel look grafico e con l'aggiunta di nove tracce. Un grande avvenimento,anche se non all'altezza di 
Strangers Almanac. 
Della vecchia edizione sono rimaste undici tracce in sequenza leggermente variata mentre sono state incluse tre bonus track (la già citata 
Excuse Me, Desperate Ain' Lonely e Lo-fi Tennessee Mountain Angel che ha il merito di papparsi in un colpo solo i Palace e tutti gli altri bucolici a bassa fedeltà) e cinque brani prodotti da Chris Stamey, contrassegnati come Basketball Park Session e aventi il titolo di 
Empty Baseball Park, Here's To The Rest Of The World, Factory Girl e 16 Days e Yesterday's News, queste ultime due facenti parte di 
Strangers Almanac e qui proposte in versione diversa. 
Il disco non gode, quindi, dell'unità concettuale di 
Strangers Almanac e forse nemmeno del primo 
Faithless Street ma raccoglie ventuno tracce che sono una fotografia quanto mai precisa dello scrivere e della musica del gruppo di Adams, autore la cui ispirazione spesso risente di una creatività impellente ed incontrollata, soggetta ad una sorta di vitale schizofrenia artistica. 
Potete trovarci il rock oscuro e un po' REM di 
Midway Park o 
Drank Like A River, attestato, con 
Too Drunk To Dream (country-song che sembra presa da una compilation di Hank Williams) di una delle più frequenti attività di Adams. 
Tennessee Square arriva dall'Ep 
Rural Free Delivery mentre in 
Faithless Street e Matrimony (dove canta la violinista Caitlin Cary) si respira la tristezza e l'abbandono delle vecchie canzoni hillibilly alla Carter Family e 
Desperate Ain't Lonely è un lamento acustico da disco folk degli Appalachi. 
In più parti, tra visioni, deserti e lap steel dilatate, aleggia il fantasma di Gram Parsons mentre il guitar-rock e lo spirito fuorilegge si fanno sentire in 
If He Can't Have You, in 
Top Dollar, in 
Revengee in 
16 Days. Dovunque ci sono gli orizzonti del West, il cuore dei vagabondi ed il senso epico di una musica che trae la propria ragione di essere dal viaggio, dalla strada, dalla ricerca di qualcosa che non si troverà mai, come se Neal Cassady avesse deciso di risorgere e si fosse messo a cantare il rock n' roll.