
Si parla molto di questa rock'n'roll band di Philadelphia guidata dai fratelli Dave e Serge Bielanko: come direbbe Mauro Zambellini succede sempre così nelle storie più belle. 
I Creedence Clearwater Revival, i Kinks, i Del Fuegos, i Gang e i Mats, naturalmente. I Bielanko Brothers sono solo una metà di un solido quartetto di due chitarre, basso e batteria (suonati rispettivamente da Danny Metz e da Ronnie Vance) che non disdegna l'inserimento del banjo, del piano e dell'organo, dello xilofono che aggiungono alle canzoni dei Marah qualche sfumatura in più del solito. 
Li ha scoperti 
Steve Earle, uno che al rock'n'roll sta dando molto più di quello che sembra e infatti 
Kids In Philly esce per la sua etichetta personale, la E Squared, in associazione con la Artemis (lo stesso marchio dell'ultimo, stupendo album di 
Warren Zevon) di Danny Goldberg. Quest'ultimo è un tizio che ha cominciato la sua carriera come responsabile delle relazioni pubbliche dei Led Zeppellin nel periodo in cui la reputazione di Jimmy Page e compagnia bella non andava oltre le camere d'albergo sfasciate, droghe di tutti i tipi a tutte le ore, groupies a cui ne combinavano di tutti i colori, risse nei backstage e altre amenità simili. 
Poi ha lavorato per anni nelle major, che ha lasciato proprio nel momento in cui l'idea di etichetta e di marchio discografico sta scomparendo. Se due personaggi del loro calibro si mettono insieme per produrre una rock'n'roll band, ci sarà pure qualche buon motivo. Anche perché non sono stati i soli ad essersi accorti dei Marah: chi li ha visti dal vivo li ha paragonati ai Replacements e, udite udite, persino a tale Bruce Springsteen.
Alle spalle hanno un disco, 
Let's Cut The Crap And Hook Up Later On Tonight (il loro esordio) ma è questo 
Kids In Philly che farà la differenza. Il sound è puro, grezzo, radicale rock'n'roll: i 
Marah sono un gruppo granitico (suonare dal vivo è tutto quello che serve per imparare) e si possono permettere di aggiungere un tocco di eccentricità (percussioni sparse, rumori, tastiere, una tromba in 
Round Eye Blues, che finisce con una citazione delle 
Ronettes di 
Be My Little Baby) che non guasta e che sembra essere una componente fondamentale della loro identità. Anche perché le canzoni non ne risentono e, anzi, si distinguono l'una dall'altra, pur nell'unitarietà di tutto 
Kids In Philly. 
Per citarle una per una ci vorrebbero un paio di pagine, per cui bisogna accontentarsi di qualche dettaglio. L'armonica all'inizio di 
Faraway You (e di tutto il disco) è springsteeniana fino al midollo e la canzone ha quel drive che distingue una rock'n'roll band che suona come se fosse una questione di vita e di morte. Avranno preso lezioni dagli 
Who, che affiorano con gli accordi di 
Magic Bus in The History Of Where Someone Has Been Killed o, per le ballate, da Neil Young vista e sentita 
Barstool Boys. 
Con questo giochino si può andare avanti a lungo, ma i Marah hanno già una personalità ben definita: 
Point Breeze è un singolo geniale con una venatura di reggae e una chitarra che non molla mai; 
It's Only Money, Tirone comincia come una ballata notturna, con percussioni da favola, e finisce in un crescendo elettrico; 
Christian St. è un altro rock'n'roll spaziale, con fiati lussuriosi e 
The Catfisherman è un impossibile incrocio tra gli 
Aerosmith di 
Walk This Way e i mai dimenticati e grandissimi 
Havalinas e la canzone, una storia di pesca nel Delaware in una zona malsana di Philadelphia, potrebbero averla scritta 
Jim Harrison o Thomas McGuane. 
Una vera e propria bomba ritmica. Resta da dire della voce di Serge Bielanko (roca ed energica al punto giusto, un po' più di 
Willy De Ville e un po' meno di 
Tom Waits) e del finale di 
This Town (un'inizio enfatico, poi la chitarra acustica, ancora le percussioni e una voce che è quasi un sussurro: magnifica) che è una dedica (con ancora un'ombra noir) alla loro città. Per cui, se anche avessero chiamato questo album 
Philly, Pennsylvania, non ci sarebbe stato nulla da eccepire: ogni riferimento a 
Boston, Mass. dei 
Del Fuegos non è affatto puramente casuale perché i 
Marah sono la rock'n'roll band che ci mancava.