
Bel debutto per questa interessante band di Winston-Salem, North Carolina, la nuova patria del roots rock. I 
Johnsons suonano come i primi 
Jayhawks, con con un tocco di Bob Dylan e John Prine nelle vene, ed il disco, «
Lazy Bones», è caratterizzato e pieno di idee. La band è formata di 
Matt Smith e Chris Ong, i due leaders, autori di tutte le composizioni, e da da 
Buck Turner ed Eric Lamble: aggiunti in session abbiamo un paio di pedal steel players (John Pfiffner e Darryl Jones) e due pianisti (Cliff Retallick, vi ricordate dei Mercury Dime?, e Johnny Rayne). 
Disco maturo e molto equilibrato, malgrado sia un esordio, questo «
Lazy bones » contiene almeno quattro/cinque grandi canzoni: e questo lo eleva dalla massa di nuove band che, mese dopo mese, andiamo a recensire. Apre 
San Juan in puro stile vecchi Jayhawks, ballata lineare, ben cantata, dalla melodia limpida. 
Hannah è un country rock spedito e diretto, con la ritmica molto velocizzata ed una melodia di fondo che cattura all'istante. 
La formula dei 
Johnson è una fertile miscela di folk country e rock che ha nella freschezza e della genuità la sua forza. 
The last one è un lento avvolgente ed evocativo, con batteria in levare e chitarre aperte: bella la parte cantata ed molto espressiva la linea melodica. Meglio ancora la title track, 
Lazy bones, tra le cose migliori del disco: inizio acustico, voce sussurrata, e melodia che si apre lentamente acquisendo forza e personalità. Anche qui si vede l'influenza dei primi Jayhawks. Splendida la country (grande uso di steel) 
Thank Mary, dotata di un ritornello vincente, ben calibrata, e perfetta sotto ogni punto di vista. Canzoni come queste che abbiamo appena descritto già danno l'idea della bravura del gruppo. Rock e country fusi con maestria, belle voce e, quel che più conta, belle canzoni. 
Il disco prosegue su questa linea con la veloce 
It's not me, quindi la roccata 
The coldest one of all, comune ma non risaputa, la divertita 
La-di-da, l'avvincente 
Loner, grezza e molto elettrica (quasi younghiana), per concludere con il country ruspante di 
Runnin' from the rain, l'avvolgente 
Paco's lament, sempre molto elettrica, e 
Don't forget about me.