
Una nuova piacevole sorpresa ci viene offerta da casa Blue Rose, che continua imperterrita nella ricerca di formazioni minori, ma non per questo meno valide, del vasto panorama rock provinciale americano. Gli 
HensleySturgis non fanno eccezione: provengono da Columbus, Ohio e si affacciano per la prima volta sulle scene con questo 
Open Lanes, disco di roots-rock fresco e credibile, costruito intorno ai classici schemi del genere così come si sono imposti negli ultimi anni. Il curioso nome della band non è altro che il risultato dell'unione dei due cognomi di 
Barry Hensley (voce, chitarre e pedal steel) e 
Jason Sturgis (voce, basso e chitarra), vere colonne portanti del progetto, a cui si è unita una corposa sezione ritmica formata dai fratelli 
Pat e Steve McGann. 
Si scopre così che ben tre elementi su quattro (Sturgis e i due Mcgann) hanno alle spalle la significativa, ma purtroppo breve, esperienza dei 
Big Back Forty, il cui debutto su major del '97, 
Bested, ricevette le meritate attenzioni anche dal Busca. Immaginate dunque una evidente affinità con le sonorità della precedente band: il classico mix di rock stradaiolo americano, inflessioni country e folk, qualche spunto pop, ottime voci e canzoni che si lasciano ascoltare con estremo piacere. Facile quindi il gioco dei rimandi, tra ballate crepuscolari alla 
Jayhawks periodo 
Hollywood town hall (
The Ride e Gone Tomorrow). 
Da non dimenticare maestri del genere quali 
Wilco (l'ottima 
After All, con la suggestiva e sofferta voce di Sturgis) e 
Golden Smog (una ballata di gran classe come 
What's the matter now o il folkrock di 
Deer in the Headlights); rootsrock dal sound chitarristico sostenuto alla 
Gin Blossoms (
I Fall Back e End Of Me); del buon pop-rock che piacerebbe tanto a 
Tom Petty (
Way back to you), e per chiudere alla perfezione il cerchio, un tocco di rock'n'roll semplice semplice e senza pretese come lo si sente in 
Laid Low (Steve Earle non è passato invano) e 
Swept Away. 
Forse non sarà possibile parlare di originalità e di stravolgimenti nel campo musicale affrontato, ma la presenza di canzoni con un certo spessore è innegabile e gioca tutta a favore dell'estrema godibilità di 
Open Lanes.