
La pandemia, tre mesi a casa e non accadeva da anni, la famiglia e gli amici accanto, si riscoprono contatti umani e di cuore, ecco dove nasce
A Few Stars Apart, guardando le stelle per trovare conforto e ispirazione.
Aggiungiamo il tempo alla lettura focalizzata intorno al ritorno a casa e le diverse prospettive, si capisce che la riflessione entra nel nuovo disco di
Lukas Nelson & Promise of the Real a delineare che il rock non è poi tutto.
C’è il country/folk, accarezza la dolce ballata iniziale di
We'll Be Alright ma il timbro nervoso resta vivo a sentire
Perennial Bloom (Back To You) e la trascinante
Wildest Dreams, ‘Petty(ane)’ fino al midollo, a riprendere il filo della memoria del rock che non è stato mai reciso ma riletto su sponde diverse in
Throwin’ Away Your Love e
No Reason, con una maggiore attenzione alla melodia.
La ballata perfora la fissità delle espressioni di A Few Stars Apart, come recassero resti di altri tempi che Lukas Nelson ha abitato (
A Few Stars Apart) all’affascinante contaminazione roots di
More Than We Can Handle e di
Leave ‘em Behind con quella perfetta coda chitarristica che non vuol fermarsi e continua in
Giving You Away.
A Few Stars Apart mostra un songwriter maturo pronto a far rivivere bei ricordi, e perché questi possano avere un qualche valore ancora oggi, è pronto a sacrificare ciò che rischia di nasconderli, di soffocarli, senza eliminare ciò che è ancora vivo in loro, e non può che restare, alla fine,
Smile, un sorriso, appunto.