TOM KILLNER (Get Back Up)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



        

  Recensione del  17/02/2019
    

Il nuovo disco di Tom Killner è solido e avvincente e sa trasmettere il senso del gusto per il blues/rock.
When Love Comes For You e Groove Shaker lasciano il segno, nel bene e nel male, c’è la luce 'naturale' della chitarra, quel suono classico nel blues, l’impatto entusiasma, ma sa offrire contemporaneamente più cose, basta avere orecchie e cuore aperti a esperienze, anche chitarristiche, di forte impatto come in Working Man, Get Out Of Here e Get Back Up.
Io sono a favore per i dischi che ci danno qualcosa, che anche se non ampliano la nostra fantasia musicale, ci dicono anche delle cose, che parlano di noi, che si rivolgono al cuore e alla mente e Tom Killner sa come farlo.
Viviamo in anni in cui non si sa più bene che cosa significhino le parole, ma soprattutto se debbano significare qualcosa di preciso: uno spessore in note che in Get Back Up è acuito anche dal suono (ruvido in Don't Waste My Time) e non sembra di avvertire una sfida alla legge di «gravità» quando addolcisce lo sfondo della melodia col piano negli 8 minuti di So Long o in Devil Woman, dove i fendenti della chitarra elettrica si sa che prima o poi sanno come crearsi il giusto spazio, resta una bellezza di fondo, come quella di Memories Of You.
Va oltre confessioni, esami di coscienza, smarrimenti, scivolamenti depressivi, ripiegamenti tardoromantici.
C’è di più, molto di più, in tutto Get Back Up.