
La parentesi con
Neil Young per
The Monsanto Years porta i suoi frutti.
Tutto ha un inizio, in quel 2014 in Nebraska “
We became the backing band for dad (Willie n.d.c.) and Neil and then we just never quit after that” spiega
Lukas Nelson, e le poche parole proferite s'incollano sul terzo disco scritto insieme ai
Promise of the Real, libero di lanciarsi nell'aria, la musica costantemente agganciata al rock, con luci naturali pronte a diffondere una foschia allucinatoria sia in
Surprise che in
Something Real.
Lukas Nelson è capace di spogliarlo dalle convenzionalità, deformarne i rapporti d'intensità tra i diversi piani del sonoro in
Everything Is Fake, e su uno sfondo realistico si stagliano suggestive rock ballads come
Georgia e la splendida
Set Me Down On A Cloud, tra figure sonore sfasate, briciole di parole che sono mosse e sostenute da energie primordiali e vivissime, provenienti dall'abisso del tempo del rock in
Don't Want To Fly e nel lungo solo alla chitarra nei 7 minuti di
Ugly Color.
Un groviglio allucinato ma affascinante di linee leggere e sinuose, che raggiungono la pienezza solo se ascoltate a lungo, trasformandosi in composizioni profonde e equilibrate in
I'll Make Love To You Any Ol' Time di
J.J. Cale, dove il rock sembra sollevarsi dal suolo, levitare in un cielo indistinto che piace a
Neil Young che si aggrega nell’altra cover, la celebre
San Francisco (brano dei Mamas & the Papas) e insieme lo inquadrano spesso di sghembo, come da dietro, attraverso cornici e specchi che moltiplicano le traiettorie di Something Real.