LUKAS NELSON & PROMISE OF THE REAL (Something Real)
Discografia border=Vita, parole e geografia umorale del PELLE

        

  Recensione del  07/05/2016
    

La parentesi con Neil Young per The Monsanto Years porta i suoi frutti.
Tutto ha un inizio, in quel 2014 in Nebraska “We became the backing band for dad (Willie n.d.c.) and Neil and then we just never quit after that” spiega Lukas Nelson, e le poche parole proferite s'incollano sul terzo disco scritto insieme ai Promise of the Real, libero di lanciarsi nell'aria, la musica costantemente agganciata al rock, con luci naturali pronte a diffondere una foschia allucinatoria sia in Surprise che in Something Real.
Lukas Nelson è capace di spogliarlo dalle convenzionalità, deformarne i rapporti d'intensità tra i diversi piani del sonoro in Everything Is Fake, e su uno sfondo realistico si stagliano suggestive rock ballads come Georgia e la splendida Set Me Down On A Cloud, tra figure sonore sfasate, briciole di parole che sono mosse e sostenute da energie primordiali e vivissime, provenienti dall'abisso del tempo del rock in Don't Want To Fly e nel lungo solo alla chitarra nei 7 minuti di Ugly Color.
Un groviglio allucinato ma affascinante di linee leggere e sinuose, che raggiungono la pienezza solo se ascoltate a lungo, trasformandosi in composizioni profonde e equilibrate in I'll Make Love To You Any Ol' Time di J.J. Cale, dove il rock sembra sollevarsi dal suolo, levitare in un cielo indistinto che piace a Neil Young che si aggrega nell’altra cover, la celebre San Francisco (brano dei Mamas & the Papas) e insieme lo inquadrano spesso di sghembo, come da dietro, attraverso cornici e specchi che moltiplicano le traiettorie di Something Real.