
"
Day of the Dead for me is all about resurrecting those old souls from a less complicated time gone by," dice
Wally West, "Whether you’re fighting a war, the government, or one's individual challenges, everyone has something that's beating them down. Sometimes you just have to stand up and crack a few whips of your own".
Una riflessione sociale mentre l’armonica di Andrew French accompagna l’intro di
Whippin' Boy e iniziano ad accumularsi frettolosamente tumultuosi rimandi a
Ryan Bingham, intriganti sovraimpressioni chitarristiche pronte a trasformarsi in un’irruente apertura modello western per un’ideale biglietto da visita per
Wally West And Them Lostbound Souls. Disco d’esordio, auto-prodotto, tutto fatto in casa, a Killeen, TX, genuino, uno di quelli che si staccano dal coacervo dei prodotti informi, di puro consumo: folk, rock, radici texane e un ‘songwriting di pensiero’, vita vera e parecchio asfalto dove è nato
Day of the Dead.
Un sentire di terra e polvere, stemperato nel dilavante scorrere tra un’amarezza di fondo nel prospero rock di provincia, ben dosati la chitarra e il mandolino di Cory Sanders, sfavillio luminoso in
Out of Words,
Vagabond e
Gypsy Son, le poetiche connessioni con la strada di
Tapestry of Rust, i tempi buoni e cattivi che solcano
The Highway, un omaggio a tutti quelli che la solcano badando solo che il serbatorio della macchina sia pieno e la mente libera. L’armonica e lo stampo figlio del miglior ‘
Bingham’ non mollano
Wally West, intavola insieme ai
Them Lostbound Souls frequenti tète à tètè anche in
Between The Lines, come con i tanti personaggi in continua fuga al fine di restare fedeli ai loro sogni (
Damn Dirty Joke,
On The Other Side,
Another Dollar).
Wally West And Them Lostbounds Souls voglion dire la propria, effetto di una calibrata alchimia tra una dimensiona politica e del sano e rustico rock, l’essenza che rende
Day of The Dead al di sopra di ogni sospetto offrendo una ‘vista provinciale texana’ sopra la quale è ancora possibile accomodarsi.