
Meno disposto a concedere spazio alle ‘sovrastrutture meccaniche’ del blues,
Jimmy LaFave lo essicca al punto da fargli perdere il suo peso specifico in
Depending On The Distance. La materia prima è la ballata, il piano, le dolci percussioni, le chitarre acustiche che aprono a favore di una dilagante palpabilità sentimentale nell’avvio di
Clear Blue Sky,
Missing You e
Vanished. La costruzione melodica è a piccoli tocchi,
Jimmy LaFave l’avvolge con la voce e con quei toni ‘morbidi’ che sono fin dagli inizi della sua carriera le caratteristiche espressive, a cinque anni da
Cimarron Manifesto si ripresenta con un cast di musicisti autorevole (spicca il chitarrista Travis Linville ed Eliza Gilkyson) e le immancabili covers, dell’amico
Bruce Springsteen e del fedele
Bob Dylan (3 brani).
Proprio da Dylan,
Depending On The Distance scatta in avanti, da quella
Red River Shore di 9 minuti, una perla mai troppo valorizzata da Dylan ed il perchè resta un mistero,
Jimmy LaFave ne inventa toni grigiolini e sfumati, sui quali poco alla volta si addensa e nasce il fiore colorato di una vita, di una storia singolare e dolce, brano meraviglioso che appartiene tutto a
Jimmy LaFave.
Luce autoriale tagliuzzata brillantamente dalle ombre della chitarra elettrica in
Living in Your Light e
Talk To Me, fino a quadrettare e a (ri)illuminare
Land Of Hope And Dreams,
Jimmy LaFave amplifica orizzontamente
Depending On The Distance, il passo resta morbido in
It Just Is Not Right ma qualche antidoto c’è, in
Red Dirt Night o nella splendida
Bring Back The Trains, niente affatto sterile, semplicemente LaFave resta con coerenza ed eloquenza attaccato alla malinconia e all’introspezione, il che significa affondare in un corpo morbido, terribilmente sensuale, ricchissimo di umori tra
I'll Remember You,
Tomorrow Is A Long Time e la conclusiva
A Place I Have Left Behind. Come una fotografia d’epoca con i suoi colori pastello, privilegia una dimensione intima e questa volta
Jimmy LaFave la ‘inquadra’ alla giusta distanza.