TURNPIKE TROUBADOURS (Goodbye Normal Street)
Discografia border=Vita, parole e geografia umorale del PELLE

        

  Recensione del  06/07/2012
    

Goodbye Normal Street è in qualche modo un portatore di novità per il quintetto dell’Oklahoma, da Tahlequah si sono spostati a Nord, alla vicina Okemah (“We lived on Normal Street when a lot of these songs were written in Tahlequah — or I was crashing on RC Edwards’s couch there part of the time. Part of the time I paid rent, so I was actually a resident,” racconta il simpatico frontman Evan Felker), il suono invece, i Turnpike Troubadours lo spingono a Sud, verso una terra di confine che sull’immaginario western è terra di nessuno, luogo di sconfinamento e deterritorializzazione.
Un vortice di polvere, violini, banjo e chitarre che nessuno sceriffo di frontiera può rincondurre a un’identità topografica, inizia ad alzarsi fiero dalla gagliarda Gin, Smoke, Lies, Goodbye Normal Street è un disco autobiografico, parla dei luoghi dove i Turnpike Troubadours sono cresciuti, "All the songs are about people we know," racconta ancora Felker. "And yeah, some of them are probably about me to some degree, the guy who ticks off the wrong girl from Arkansas, and the guy who doesn't always like what he sees himself becoming. Mostly though, I think they're just honest ... This music, at its best, can put into words what we have been thinking for our entire lives".
Testamenti country/rock, spirito texano, honky tonks e bluegrass, le storie di vita semplice e rurale sono dappertutto in Goodbye Normal Street, non si ha il tempo di indugiare sugli schizzi che colano dal tragico in Before The Devil Knows We're Dead che i Turnpike Troubadours hanno già voltato pagina, tocca al duo politico-bellico di Southeastern Son e Blue Star evidenziare l’approccio freddo, minimale usato per descrivere i filtri di violenza, ma perfettamente bilanciati dalla chitarra di Ryan Engleman, dal violino di Kyle Nix e dalla bellezza dell’armonica che appare a ‘colpo d’occhio’, nell’involucro spinoso della splendida Good Lord Lorrie.
Le ballate hanno bisogno di tempo, brava Jamie Wilson come spalla in Call a Spade, a Gone Gone Gone, ai profumi Messicani in Morgan Street, e il tempo country che le unisce, le sovraccarica in Wrecked e Quit While I'm Ahead, un impertinenza selvaggia pronta a interrompersi senza preavviso solo nell’acustica e incantevole Empty As A Drum.
Lì i Turnpike Troubadours con un’azione ammaliante e statica, lasciano le strade polverose e assolate di Goodbye Normal Street il tempo esatto per far entrare con forza pochi sprazzi di fulgida poesia. Un brillante sbilanciamento al di là dei margini country di Goodbye Normal Street.