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Il Treno. Un Libro.
Pochi personaggi, incontri casuali, passeggiate, lunghe scene di conversazione.
Ma non ho considerato le dirimpettaie.
Un fiume di parole.
La mia attenzione diventa uno spirito errante.
Un treno di sentimenti in movimento, di cuori in cerca di collocazione, slittamenti tra il libro e il vagone.
Niente da fare, ascolto di uomini irrisolti, di come non riescano a disegnare un sentimento di maturazione nemmeno quando gli capita.
Non riesco più a leggere. Vien da Cantare “Take Me on your Burnin' Train” di Springsteen.
Aspetto l’arrivo alla stazione Piombino, necessario a spostare la prospettiva.
Respiro il Mare e uno spicchio texano, nell’affascinante Corte Pentagonale del Castello in compagnia degli Uncle Lucius, e quella sorta di Greatest Hits.
Musica che sa rapire e coinvolgere con autentica sincerità, animata da salutari guizzi nel rock, il sestetto con doppio chitarrista s’incammina nella dimensione più profonda della coscienza musicale americana.
Lo racconta Pick Your Head Up (2009) con Everybody Got Soul, un “nucleo forte”, come un trauma che ritorna in superficie con le trascinanti Ain't It the Same e All Your Gold.
I confini di spazio e tempo si stringono.
C’è And You Are Me (2012) con Pocket Full of Misery, Rosalia, cerchi di trattenerne una parte mentre scorrono brani recenti, Trace My Soul alla chitarristica Holy Roller, la bella All The Angelenos.
Sono come documenti che conservano un po' il sapore e il profumo delle cose, intensamente datate, ma capaci di rievocare o far immaginare momenti del passato.
Menzione speciale da The Light (2015), una perla con la fisarmonica dove traspare l'intensità di un paesaggio che arriva a lambire il Messico, con il lirismo tipico delle vaste distese, un gioiello Gulf Coast Gypsies.
A chiudere la ballata Keep the Wolves Away.
Peccato solo non aver ascoltato High Lonesome Wind dal disco d’esordio. Annata 2006.
La ricordo suonata in quel di New Braunfels, Texas, la mitica Gruene Hall. Un concerto come un ritorno alle origini, alla terra natia, agli affetti profondi, alla semplicità di una vita basata su ciò che è essenziale.
Penso alla Campagna, a come il colore si accende e il grigiore quotidiano sbiadisce. -
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A piedi.
Senza meta, senza regole, senza tracciato.
Seguo la scia di una bicicletta verde, appare leggera e veloce, mi lascio distrarre da persone che non arrivano da nessuna parte, ma portano Me da qualche parte.
3 Città, 3 Concerti, 3 volte il Mare, 3 volte Rock, afferrato al volo, portato in giro.
3° tappa. Cantabria.
Santander.
C’è qualcosa che scalpita anche all'Escenario.
Qualcosa che fa pensare al cuore del rock Sudista ascoltando Spirit of a Working Man, i GEORGIA THUNDERBOLTS danno colore alla versione di Midnight Rider della Allman Brothers Band, per come la si assorbe, l'innamoramento inconsapevole e dietro l'angolo dei dischi Can We Get a Witness e Rise Above it All.
Si entra in un enorme fondale del rock dai cromatismi chitarristici accecanti (da Rock and Roll Record a She's Gonna Got It a Little Jim e Whiskey Talkin e pure Pricetag), la pregevole cover di Hank Williams (I'm So Lonesome I Could Cry), la ciliegina a una serata magica.
Una 3 giorni dove il Rock è stato ostinatamente rincorso, cercato, conquistato.
Mai dato e pacificato, come il bisogno di avventurarsi nel tratto buio in fondo alla strada.
È lì, probabilmente, che germoglia la personalità.
In quei vuoti senza tempo del Rock.